"Irma Vep" disco del giorno in home page su Rockit!
Recensione di Marcello Farno:
"Ho sempre amato La Settimana Enigmistica, mi ricorda delle cose
di quando ero bambino. Avevo (ed ancora ho, fortunatamente) questo zio,
lo zio di mia madre, che ogni qualvolta lo si andava a trovare, dopo
aver consumato il sacro rito degli amari, si perdeva nella stanza di
fronte per uscirne poi con questa pila di giornali pieni di quadrati,
incroci, definizioni e cornici astratte. Si sedeva vicino a me e - con
un rigore e una metodologia da prof. di matematica qual era - iniziava a
darmi in pasto caselle da riempire e quesiti da risolvere. Io spremevo
le meningi quando più potevo, ma tra una soddisfazione e l'altra
spuntava sempre una pagina che costantemente tormentava le mie ambizioni
di risolutore provetto e che ancora oggi, quando mi si para davanti,
evito a priori: la pagina della Sfinge. Di tutti quei rebus, scarti
sillabici, anagrammi e crittografie sinonimiche non c'ho mai azzeccato
niente. Sarà per questo che ci ho messo così tanto a capire che Amp Rive
altri non è che l'anagramma di Irma Vep. E che tutti e due, a loro
volta, non sono altro che dei modi fighi per nascondere, spostando le
lettere di qua e di là, una parola come vampire. Che di questi
tempi va di moda, è inflazionata per l'uso referenziale che se ne fa, ma
che, credetemi, di tutto l'immaginario che si porta dietro finisce per
non contaminare minimamente la musica che sta qui dentro.
Il legame, semmai, va cercato altrove. Bisogna andare ad Olivier Assayas, al "Vampyr" di Dreyer,
al mondo del cinema tutto, alle sonorizzazioni con le quali gli Amp
Rive - quando ancora si chiamavano Irma Vep, proprio come il titolo di
questo loro primo album - si confrontavano. Si sente chiaramente una
forte componente immaginativa nel loro suono, robusta, precisa,
spontanea. D'altronde cosa aspettarsi da una band post-rock? Il punto è
proprio questo, gli Amp Rive suonano post-rock, ma lo fanno in una
maniera così elegante e pura, quasi "classica" verrebbe da dire, che ai
tempi d'oggi è rara merce da scovare. Questo loro debutto è dunque un
ritorno alle radici del genere, che non brillerà certo per originalità e
audacia, ma che possiede la grazia e la delicatezza necessarie per
parlarne come di un bellissimo disco.
Sei pezzi che sono come cavalli lasciati correre a briglie sciolte nelle
praterie della bassa. Suoni calibrati lungo le stesse direzioni che,
ascolto dopo ascolto, acquistano sempre maggiore intensità. Gli
strumenti si compenetrano l'uno con l'altro, giocano di sponda, si
fronteggiano lasciando che a venire a galla sia l'aspetto prettamente
emotivo delle composizioni. È un suono evocativo, che anziché aggredirti
si lascia contemplare, sconvolgendoti, anche se non spinge oltremodo il
piede sull'acceleratore e non crea arie sature di feedback e
distorsioni. Ci sanno fare gli Amp Rive, hanno l'esperienza giusta sulle
spalle (il nucleo centrale è formato da Adriano e Luca dei The Death of Anna Karina e nel disco c'è anche lo zampino di Sollo dei Gazebo Penguins)
e sono in grado di disegnare intensi acquerelli, capaci di abbinarsi a
delicate e melanconiche atmosfere autunnali. Ascoltandoli, viene da
pensare ai Mogwai di "Happy Songs for Happy People", e a certi pezzi dei This Will Destroy You,
e a tante altre cose che oggi sembrano essere scomparse, risucchiate,
quasi fossero fuori tempo massimo per la scena odierna. Gli Amp Rive ci
mostrano che non è così, che c'è ancora modo di scrivere dei grandi
pezzi strumentali, senza bisogno di eccessivi orpelli e maniacalismi.
Gliene siamo veramente grati"
http://www.rockit.it/album/17332/amp-rive-amp-rive-irma-vep
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